Per istituire il nuovo centro di formazione
– preannunciato dal Presidente
della Cooperate all’inaugurazione
del 4 ottobre 1984 – erano necessari
finanziamenti che giunsero puntualmente,
grazie soprattutto al prof.
Adriano Bompiani ed all’attiva collaborazione
del dott. Vincenzo De Filippis
e di mons. Enzo Leuzzi. Furono essi
a permettere la realizzazione della
sede operativa “Giancarlo Brasca”,
inaugurata il 31 ottobre del 1996.
La sede è ubicata nella via, alla quale
il Comune di Tolfa, su proposta della
Cooperate, ha dato il nome di
“Giancarlo Brasca”.
La cerimonia ebbe inizio con la lettura
del telegramma, inviato dal card.
Angelo Sodano, Segretario di Stato del
Vaticano, a mons. Antonio Buoncristiani,
Vescovo di Porto-Santa Rufina,
che qui si riporta testualmente:
“INFORMATO INAUGURAZIONE
SEDE OPERATIVA COMUNITÀ
TERAPEUTICA FRATELLO SOLE IN
TOLFA INTITOLATA DOTTOR GIANCARLO
BRASCA SANTO PADRE RIVOLGE
VOSTRA ECCELLENZA ET
PRESENTI SIGNIFICATIVA MANIFESTAZIONE
SUO BENEAUGURANTE
SALUTO ET MENTRE FORMULA
CORDIALI AUSPICI DI GENEROSA
ET PROFICUA ATTIVITÀ NELLA
LOTTA CONTRO LA TOSSICODIPENDENZA
ET EMARGINAZIONE
SOCIALE VOLENTIERI IMPARTE AT
LEI RESPONSABILI OPERATORI
SOSTENITORI ET OSPITI NUOVA
ISTITUZIONE IMPLORATA BENEDIZIONE
APOSTOLICA”.
All’inaugurazione hanno partecipato:
oltre al vescovo diocesano, mons. Antonio
Buoncristiani, che ha benedetto la
struttura residenziale, la professoressa Giuseppina Brasca, sorella del dott.
Giancarlo; il dott. Giuseppino Molinari,
direttore amministrativo dell’Università
Cattolica; il dott. Antonio Cicchetti, direttore di sede della Facoltà di medicina;
il sig. Lino Pasi, vicedirettore di sede della
Facoltà di Medicina; il dott. Ennio Di
Francesco, già coordinatore del settore prevenzione e recupero tossicodipendenze
della Presidenza del Consiglio dei Ministri
ed esperto internazionale di droga;
i funzionari della Regione Lazio e della Cattolica, che hanno conosciuto il dott.
Brasca come un nobile e caro esempio di
solidarietà e fraternità cristiana.
In quell’occasione, il presidente, dott. Francesco Angelini, ringraziò in particolare:
l’Istituto San Paolo di Torino per l’elargizioni
liberali, erogate ogni anno, che
permisero di proseguire le attività nel recupero dei giovani; il prof. Adriano
Bompiani (allora Presidente dell’Ospedale
Pediatrico Bambino Gesù e già
Ministro per la Famiglia e la Solidarietà Sociale) che aveva sostenuto le richieste
che permisero di realizzare le Comunità;
mons. Enzo Leuzzi (incaricato per la
Pastorale Universitaria) per il prezioso aiuto fornito, senza il quale difficilmente
si sarebbe realizzata l’iniziativa; la baronessa
Ebba Tamm Dalla Chiesa che ha
costantemente procurato le risorse economiche necessarie per superare momenti
gestionali difficili; la dott.ssa Silvana
Magnani, coordinatrice delle attività terapeutiche
ed Angela Coletta, direttrice della comunità di Gioia del Colle e fondatrice,
insieme al dott. Vaccaro e padre
Ludovico Pesola, della prima comunità
terapeutica “Fratello Sole”.
L’esigenza del Centro di formazione è
nata dal fatto che, al termine di un programma
terapeutico, il reinserimento nel
mondo del lavoro è spesso ostacolato da
diversi fattori tra cui:
• scarse abilità professionali;
• impedimenti legali ad accedere a particolari campi di lavoro;
• condizioni fisiche compromesse che rendono proibitive una vasta gamma di attività;
• precoce interruzione degli studi durante o al termine della scuola dell’obbligo;
• difficoltà ad accedere a percorsi formativi tradizionali.
Da queste osservazioni ne derivava
che il problema “lavoro” non poteva essere
affrontato solo al termine di un percorso
terapeutico, ma doveva affiancarlo,
perché parte integrante nei suoi molteplici
aspetti di riabilitazione, riadattamento
e formazione. In questa ottica, la
Cooperate doveva creare un centro di formazione
professionale con annesso un
laboratorio tipografico.
Il primo, con funzioni prettamente formative,
nel campo dell’uso del computer,
della grafica e dell’editoria. Il secondo,
come tipografia con operatori specializzati,
privilegia “la formazione in situazione
attiva”, sperimentando tempi, ritmi e
necessità del lavoro reale in ambiente
protetto. La tipografia doveva essere in grado di fornire i seguenti servizi: consulenza
tecnica, progettazione grafica, fotocomposizione,
montaggio e fotoincisione,
stampa offset e allestimento.
Il centro di formazione provvede dal
1991 alla stampa della rivista “Dipendenze”*,
organo ufficiale di Cooperate.
È uno strumento di informazione a supporto
di chi, direttamente o indirettamente,
è interessato alle problematiche
delle farmacodipendenze .
Distribuita su tutto il territorio nazionale,
“Dipendenze” intende affiancarsi
alle fonti istituzionali di informazione,
fornendo studi e ricerche nel settore delle farmacodipendenze e si propone come
occasione di dibattito, di elaborazione di
modelli di riflessione e di raccolta di
documenti, nati dall’esperienza di chi
vive direttamente, da oltre un ventennio,
le problematiche dei giovani caduti nel
tunnel della droga.
Gli operatori del settore tipografico hanno raggiunto un elevato grado di professionalità
che permette loro di stampare
testi universitari, riviste specializzate
in bianco e nero e in quadricromia.
Anche in queste attività è doveroso ricordare
il sostegno ricevuto da diverse
personalità, tra le quali citiamo, come
esempio, il vescovo mons. Elio Sgreccia, vicepresidente della Pontificia Accademia
della Vita, direttore del centro di Bioetica
della Cattolica, che, sin dall’inizio della
sua docenza universitaria nell’Ateneo del
Sacro Cuore, volle affidare la stampa della
prestigiosa rivista Medicina e Morale
al Centro di Formazione “Giancarlo Brasca”.
Testata che i medici cattolici di Torino donarono nel 1955 a padre Gemelli e
che proprio Brasca e il vescovo teologo
mons. Carlo Colombo affidarono alla Facoltà
di medicina “Agostino Gemelli”.
Questo servizio semiresidenziale, ubicato
nella sede “Giancarlo Brasca”, nasce
nel 1998 su richiesta della ASL RM/F con
lo scopo di aumentare le potenzialità di
intervento dei servizi per le tossicodipendenze
del territorio, in particolare quello
litoraneo della stessa ASL, offrendo percorsi
differenziati, accessibili al massimo
grado.
Si è strutturato un centro a bassa soglia
in grado di accogliere e sostenere
persone tossicodipendenti attive non
coinvolte (per motivazioni diverse: di salute,
sociali o psicologiche) in altre forme
di trattamento, affiancando così altri interventi
attivi nella zona e mirati alla riduzione
del danno.
Nasce dalla creazione di un parternariato
con la ASL, rappresentata dal responsabile
dei Sert, dott. Giuseppe Barletta,
che ci ha visto come capofila del
progetto approvato all’interno dei fondi
della Legge 309/90.
Il servizio è attivo ormai da quattro
anni e si andato sempre più trasformando
da centro a bassa soglia a vero e proprio
centro semiresidenziale di attività
rivolte anche ad alcoolisti e a situazioni
di emarginazione sociale.
Il centro di accoglienza diurno è un servizio a bassa soglia, finanziato dal Fondo Nazionale di Lotta alla Droga (Legge 309/90) nell’ambito dei progetti mirati alla “riduzione del danno” negli stati di tossicodipendenza. È un luogo dove i consumatori possono trascorrere del tempo in alternativa ai ritmi ed ai rischi sanitari e sociali della vita di strada. Le modalità di accesso prevedono un contatto informale con gli operatori, prevalentemente finalizzato a facilitare l’utilizzo delle diverse risorse che offre la struttura. Ha compiti di accoglienza, orientamento e sostegno agli utenti in stretta collaborazione con i Ser.T. del territorio. Destinatari dell’intervento.Tossicodipendenti attivi non in trattamento o inseriti dai Ser.T. in altri progetti di riduzione del danno (trattamenti metadonici o con farmaci antagonisti) che frequentemente hanno interrotto le relazioni con le reti di socializzazione primaria o secondaria (famiglia, lavoro, amici, gruppi di pari). Obiettivi. Accogliere tossicodipendenti in trattamento e non, offrendo mensa e servizi igienici. Ridurre il rischio di mortalità per overdose ed eventuali comportamenti a rischio mediante la distribuzione di materiale informativo sanitario e di primo soccorso. Ridurre il rischio di insorgenza e trasmissione di patologie correlate alla tossicodipendenza mediante counseling medico e sanitario. Aumentare la capacità di prendersi cura del proprio corpo. Ridurre gradualmente l’uso di stupefacenti da strada e la partecipazione adattività delinquenziali. Migliorare la qualità della vita, incrementando le competenze sociali e professionali, stimolando l’interesse per attività ricreative e culturali. Sviluppare la possibilità di ricostruire una rete di rapporti sociali e di ristabilire, ove possibile, relazioni significative con l’ambiente di provenienza mediante interventi di counseling sociopsicologico.

Mons. Antonio Buoncristiani accolto dal sen. Adriano Bompiani e dal presidente della Cooperate dott. Francesco Angelini
All’inaugurazione hanno partecipato:

Dott. V. De Filippis

Mons. E. Leuzzi
Centro di formazione professionale di arti grafiche “Giancarlo Brasca”

Targa alla Sig.ra G. Brasca
• scarse abilità professionali;
• impedimenti legali ad accedere a particolari campi di lavoro;
• condizioni fisiche compromesse che rendono proibitive una vasta gamma di attività;
• precoce interruzione degli studi durante o al termine della scuola dell’obbligo;
• difficoltà ad accedere a percorsi formativi tradizionali.

Targa al Dott. G. Molinari Direttore Amministrativo dell’Università Cattolica

Senatore A. Bompiani

Graphic design
Centro di Accoglienza Diurna a Bassa Soglia “Il Picchio” - Santa Severa Nord (Tolfa)

Stampa offset
Struttura ed organizzazione del Centro diurno "Il Picchio"
Tipologia del servizio.Il centro di accoglienza diurno è un servizio a bassa soglia, finanziato dal Fondo Nazionale di Lotta alla Droga (Legge 309/90) nell’ambito dei progetti mirati alla “riduzione del danno” negli stati di tossicodipendenza. È un luogo dove i consumatori possono trascorrere del tempo in alternativa ai ritmi ed ai rischi sanitari e sociali della vita di strada. Le modalità di accesso prevedono un contatto informale con gli operatori, prevalentemente finalizzato a facilitare l’utilizzo delle diverse risorse che offre la struttura. Ha compiti di accoglienza, orientamento e sostegno agli utenti in stretta collaborazione con i Ser.T. del territorio. Destinatari dell’intervento.Tossicodipendenti attivi non in trattamento o inseriti dai Ser.T. in altri progetti di riduzione del danno (trattamenti metadonici o con farmaci antagonisti) che frequentemente hanno interrotto le relazioni con le reti di socializzazione primaria o secondaria (famiglia, lavoro, amici, gruppi di pari). Obiettivi. Accogliere tossicodipendenti in trattamento e non, offrendo mensa e servizi igienici. Ridurre il rischio di mortalità per overdose ed eventuali comportamenti a rischio mediante la distribuzione di materiale informativo sanitario e di primo soccorso. Ridurre il rischio di insorgenza e trasmissione di patologie correlate alla tossicodipendenza mediante counseling medico e sanitario. Aumentare la capacità di prendersi cura del proprio corpo. Ridurre gradualmente l’uso di stupefacenti da strada e la partecipazione adattività delinquenziali. Migliorare la qualità della vita, incrementando le competenze sociali e professionali, stimolando l’interesse per attività ricreative e culturali. Sviluppare la possibilità di ricostruire una rete di rapporti sociali e di ristabilire, ove possibile, relazioni significative con l’ambiente di provenienza mediante interventi di counseling sociopsicologico.

Carla Voltolina e Sandro Pertini

Giancarlo Brasca Direttore Amm.vo dell’Università Cattolica
Gli operatori del gruppo terapeutico ritennero opportuno considerare l’aspetto della drammatica diffusione delle tossicodipendenze giovanili in Italia, soprattutto alla luce dei problemi della persona assuntrice di droga. Decisero quindi di costruire uno spazio, dove fosse possibile prendere in considerazione, in modo serio e senza occultamenti, questi nuclei critici,affrontarli ed elaborarli in un progetto di realizzazione individuale, finalizzato ad un rapido inserimento nella società. Questo spazio veniva individuato nella comunità terapeutica, pensata come luogo di vita e di conoscenza di se stessi, come momento di interazione maturativa,affiancato dall’esperienza psicoterapica,ai fini dell’integrazione e della progettazione di sé.

Padre Ludovico Pesola
Responsabile della prima Comunità
Terapeutica “Fratello Sole” (1978-1990)

I primi operatori della Cooperate
Massimo Delfini, Ivana Vitelli, Padre Ludovico Pesola,
Francesco Angelini, Angela Coletta, Angelo Cagossi,
M. Antonietta Carelli, Angioletta Battista, Maurizio Vannoli
Ultimo impegno di Giancarlo Brasca: l’AITA
Giancarlo Brasca aveva iniziato ad interessarsi delle problematiche riguardanti le farmacodipendenze già dal 1975, approfondendo aspetti sociali e culturali, confrontandosi con qualificati esperti del settore ed individuando persone disponibili ad impegnarsi in un progetto operativo. Dopo diversi incontri, come era sua abitudine,elabora il progetto di costituzione dell’Associazione Italiana contro le Tossicodipendenze e l’Alcoolismo (AITA), che si concretizza con il rogito del notaio Marcello Cavicchioni, a Roma il 19 ottobre 1978. L’AITA aveva come scopo lo studio, la prevenzione, la cura delle tossicodipendenze e dell'alcoolismo, il recupero, la riabilitazione, il reinserimento sociale dei tossicodipendenti, degli alcoolisti, degli emarginati e dei disadattati, ispirandosi a criteri scientifici ed ai valori cristiani,in ogni forma di promozione umana, senza fini di lucro.
Dott. A. Cicchetti Presidente dell’AITA
• la promozione di iniziative ed attività scientifiche, culturali e didattiche, per favorire una maggiore conoscenza delle cause,dei problemi e delle conseguenze, che provocano e comportano disadattamento, emarginazione,tossicodipendenze e alcoolismo, nei loro diversi aspetti, sanitari, psicologici, sociali,familiari, giuridici e spirituali;
• l’organizzazione e realizzazione di “Centri studi” nazionali ed internazionali con la partecipazione di soci e non soci, come pure altre iniziative in Italia ed all’Estero aventi finalità istituzionali analoghe o complementari a quelle dell’Associazione;
• corsi per operatori ed educatori, sia professionali sia volontari, per problemi del disadattamento, dell’emarginazione e, in particolare, delle tossicodipendenze e dell’alcoolismo, in rapporto sia alla prevenzione che al reinserimento sociale;
• l’organizzazione e realizzazione di “Comunità terapeutiche” per il recupero ed il reinserimento sociale di tossicodipendenti e di alcoolisti;
• promuovere, patrocinare, curare qualsiasi altra iniziativa o attività che era ritenuta, dal Consiglio di Amministrazione, opportuna per il perseguimento dello scopo dell’Associazione e per reperire i mezzi occorrenti, anche mediante convenzioni con le Autorità competenti, con gli Enti responsabili e con le altre Istituzioni che perseguono scopi analoghi a quello dell’Associazione in Italia ed all’Estero.

Dr. A. Ricciuto Presidente Collegio Revisori dei Conti dell’AITA
L’Associazione Italiana contro le Tossicodipendenze, l’Alcolismo, l’Emarginazione e il Disadattamento
Il 1° febbraio 1980, per esigenze organizzative, l’AITA viene trasformata, con rogito del notaio Marcello Cavicchioni, in Associazione Italiana contro le Tossicodipendenze,l’Alcolismo, l’Emarginazione ed il Disadattamento (AITAED), con sede legale in Roma. Gli organi gestionali eletti dai soci fondatori risultavano così composti: Consiglio di Amministrazione: p. Ludovico Angelo Pesola, presidente; dott. Mario Cagossi, vicepresidente; Angela Coletta, consigliere; Angioletta Battista e dott. Luigi Vaccaro, consiglieri. Collegio dei Revisori: dott. Fabrizio Alliata di Montereale, presidente; dott. Arnaldo Ricciuto, membro; rag. Mario Mariani, membro.Presidente del Comitato Scientifico: dott.Antonio Ciocca.Nel 1982, l’AITAED ha organizzato corsi di formazione per operatori psicosociali nel campo delle tossicodipendenze. Tali corsi, semestrali o annuali, furono promossi e finanziati dalla Regione Lazio e, in occasione di un corso pilota della CEE, hanno visto la qualificata partecipazione di docenti di indubbia capacità ed esperienza nel settore. Visto il notevole livello di preparazione raggiunta da gran parte degli operatori licenziati da detti corsi, l’AITAED ritenne di avvalersi della loro collaborazione, promuovendone l’impiego e la valorizzazione nelle attività interne dello stesso Ente ed in altre realtà operative nazionali.
Nel 1984 l’AITAED è riconosciuta come Ente Ausiliario della Regione Lazio per la riabilitazione di alcolisti e tossicodipendenti e viene iscritta all’anagrafe nazionale delle ricerche del Ministero della Pubblica Istruzione. Il lavoro svolto sul campo dagli operatori dell’Associazione ha maturato nel tempo un notevole patrimonio di esperienze originali. L’attenzione alla persona e ai suoi problemi psicologici ha portato, come logica conseguenza, a progetti terapeutici individuali. Gli operatori, medici, psicologi, assistenti sociali ed educatori, hanno frequentato corsi di formazione presso la stessa Associazione, nell’ambito di un progetto di specializzazione sui settori d’intervento per l’alcolismo e le tossicodipendenze. Le loro competenze vanno dalla psicodiagnosi, alla consulenza e terapia familiare, alla terapia individuale e di gruppo, all’animazione culturale e ricreativa di gruppo, alla visita domiciliare. L’AITAED ha promosso a Roma, nel 1984, il Convegno Internazionale su “La cultura della dipendenza”, con la partecipazione di qualificati studiosi, come C. Olivenstein, E. Gaddini, R. Kaés, G.P. Lemoine, etc. Pubblica dal 1987 quaderni monografici (“Quaderni, AITAED”) sui temi della tossicomania, dell’alcolismo e del disagio giovanile. Ha promosso e sviluppato ricerche d’interesse nazionale, in collaborazione con l’Università Cattolica di Roma e con l’Università “G. D’Annunzio” di Chieti; ricerche volte ad affrontare e definire scientificamente temi di forte interesse nel campo delle tossicodipendenze, come: “Problemi della istituzione di un club per alcolisti in trattamento in area metropolitana”; “Caratteristiche e struttura di personalità in alcolisti metropolitani, prima e dopo l’intervento psicosocioterapeutico (risultati del follow-up ad un anno)”; “Tipologia ed analisi dell’utenza di Comunità Terapeutiche per tossicodipendenti a diverso orientamento. Analisi comparativa di programmi e risultati terapeutici in tre esperienze nazionali”. Alla fine degli anni 80 padre Ludovico Pesola apre la Comunità Terapeutica “Sorella Luna”. AITAED e Cooperate decidono di operare autonomamente. Il francescano muore il 2 marzo 1993. Attualmente Sorella Luna aderisce al gruppo assistenziale “La Tenda” di don Nicola Bari
Evoluzione gestionale della comunità da Associazione e Cooperativa
Il 26 giugno 1981, davanti al notaio Marcello Cavicchioni, si stipulò il rogito per la costituzione della Cooperate (Società cooperativa per la riabilitazione di alcolisti, tossicodipendenti ed emarginati), che assume la gestione terapeutica ed amministrativa della comunità “Fratello Sole”, attiva da luglio del 1978.
Dott. Francesco Angelini Presidente della Cooperate
Il Programma terapeutico, frutto di una permanente evoluzione, è nato dalla sperimentazione di tre modelli diversi.
Nel primo modello, era previsto nella CT un solo gruppo psicoterapico a carattere “istituzionale”, in quanto la partecipazione ad esso veniva a coincidere con la partecipazione al programma stesso della comunità. Il gruppo era, infatti, aperto in modo continuo alle nuove ammissioni e le dimissioni da esso avvenivano in modo automatico al termine dei 12 mesi del programma. In tal modo difficilmente il gruppo riusciva ad assumere un significato autonomo rispetto alla vita della comunità ed inoltre veniva a mancare agli ospiti, proprio nella terza fase, quella dell’uscita dalla comunità, che è molto delicata dal punto di vista psicologico, in quanto espone subito al rischio della ricaduta. D’altra parte, risultò molto difficile proseguire l’esperienza del gruppo con le altre psicoterapie esterne, a cui inizialmente si sperò di affidare l’ulteriore prosecuzione del cammino terapeutico degli ospiti.
Nel secondo modello c’è un altro importante cambiamento nel senso della riduzione della precedente “aggressione terapeutica”: sono sospesi il role playing ed il training autogeno; il gruppo di psicoterapia diventa bisettimanale e viene esteso nella durata a 24 mesi, in modo da accompagnare l’ospite anche durante la fase di uscita al termine del programma. Al fine di renderne più autonomo ed incisivo il significato, il gruppo viene articolato in due fasi. La prima è aperta in modo da accogliere le nuove ammissioni decise dalla CT e la seconda chiusa, vale a dire con le stesse persone fino alla fine, indipendentemente dalle loro ulteriori vicende con la CT, in modo da permettere un lavoro psicologico più approfondito e personale. La durata delle due fasi è annuale. Sono poi valorizzati maggiormente gli aspetti non strettamente terapeutici della CT ed, in particolare, il lavoro che si è sviluppato attraverso l’impianto di una moderna tipografia e lo svolgimento di corsi professionali regionali di litografia e fotocomposizione, con il rilascio di un attestato di qualifica professionale.
Il passaggio al terzo modello terapeutico è caratterizzato dalla introduzione del rapporto tutoriale, per cui ogni ospite ha il proprio operatore di riferimento che lo prende in carico dal primo contatto con la CT fino alla conclusione del programma, di norma attraverso colloqui settimanali. L’esperienza di tutor viene discussa nelle riunioni cliniche dello staff ed è anche oggetto di supervisione esterna e di lavoro formativo personale dei vari operatori. Questo cambiamento è stato motivato dalla necessità di mediare il rapporto con la istituzione, attraverso quello interpersonale, in modo da facilitare e sostenere l’autonomia dell’ospite. I risultati ottenuti sono fortemente positivi, sia per quanto riguarda le percentuali di rispetto del programma terapeutico (minori abbandoni, maggiori compimenti a termine), che i conseguimenti a più lungo termine (minori ricadute, maggiori successi di reinserimento sociale e di mantenimento dell’astinenza da droghe.
Strutture ed attività di cooperate nella regione lazio
Comunità Terapeutica Residenziale “Fratello Sole” - Santa Severa (Roma) È doveroso ricordare che, nei momenti economicamente più critici per la Cooperate, gli amici di Giancarlo Brasca - personalità del mondo politico, culturale ed ecclesiastico - sono sempre intervenuti in forma straordinaria per garantirne la continuità. Ciò è accaduto puntualmente nel 1982, nei primi anni di attività della Cooperate. Un momento drammatico per la sede operativa “Fratello Sole” di S. Severa; un violento nubifragio aveva colpito duramente la costa laziale provocando danni ingenti: bisognava intervenire rapidamente per salvare la sede destinata al recupero dei giovani vittime della droga.Il gruppo di questi amici - Raimondo Manzini, Filippo Carpi De Rosmini, Ebba Tamm Dalla Chiesa, Raniero Benedetto, Valerio Volpini, Pier Giorgio Liverani, Maria Romana Catti De Gasperi, il principe Fabrizio Alliata di Montereale, Vanni Scheiwiller, Giuseppe Appella, Gianni Letta, Franca Zambonini, Giuseppe Morgante, padre Carlo Cremona, mons. Pasquale Macchi - con il coordinamento di Giuseppe Pallanch, capo ufficio stampa dell’Università Cattolica e di Francesco Angelini, dirigente della stessa Università e presidente della Cooperate, si misero rapidamente al lavoro. La strada scelta per reperire fondi fu quella di lanciare un appello agli artisti italiani, richiedendo la donazione di una loro opera per salvare la comunità dai danni procurati dal nubifragio. A dodici mesi di distanza, il 21 aprile del 1983, venne battuta l’asta di oltre 200 opere dalla prestigiosa “Christie’s” nella sala gialla dell’hotel Excelsior di Roma, messo a disposizione senza alcun onere per la Cooperate, dalla CIGAHOTELS, per tre giorni. Un consistente numero di artisti illustri6 aderirono all’iniziativa. La Christie’s, nella persona del dott. Lodifè, si fece carico della stampa di un prezioso catalogo, affidato alla cura dell’arch. Aldo Casanova.
Significative testimonianze per l’iniziativa furono espresse dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, dal Ministro della Sanità Renato Altissimo, dal Presidente della Regione Lazio Giulio Santarelli, dal Rettore della Cattolica Giuseppe Lazzati, dal Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori frà Giovanni Vaughn. Il ricavato dell’asta riuscì a togliere dalle difficoltà economiche la comunità “Fratello Sole”, che riprese la sua normale attività istituzionale, grazie soprattutto ai locali messi a disposizione dall’“Opera Don Guanella”, ubicati in Santa Severa, nelle immediate vicinanze di Roma. In altri momenti di particolare difficoltà, ci sono sempre stati il conforto, l’aiuto ed il sostegno del prefetto di Roma dott. Alessandro Voci, del cardinale vicario Ugo Poletti, presidente della CEI, del prof. Adriano Bausola, rettore della Cattolica, del dott. Domenico Lofrese, successore di Giancarlo Brasca, dell’ing. Giuseppe Morgante, direttore di sede della Facoltà di medicina, e di tante altre personalità. Con esse gli ospiti della comunità, unitamente ai loro genitori ed operatori, in più occasioni è stato festeggiato il Santo Natale. L’appuntamento, diventato tradizione annuale, avveniva nella “Casa dell’Aviatore” per gentile concessione del generale comandante della 2a Regione Aerea, Michele Sicoli.

Tipografia
Il Presidente della Cooperate, in quell’occasione, rese noto, che il Consiglio di Amministrazione aveva in programma, per gli anni successivi, un potenziamento dell’attività formativa, per offrire la possibilità ai giovani ospiti della comunità di acquisire, durante la loro permanenza, non solo nozioni relative al processo di stampa Offset, ma una preparazione specifica sulle tecniche più avanzate di grafica, fotocomposizione, allestimento e conduzione aziendale di una tipografia modello. La nuova sede operativa “Giancarlo Brasca” sarebbe stata costruita su un terreno già acquistato dalla Cooperate in località Tolfa (Roma).
Struttura e organizzazione della Comunità Terapeutica “Fratello Sole”
Tipologia del servizio. La Comunità Psicoterapeutica è un servizio residenziale di secondo livello. Prevede la permanenza degli ospiti per un periodo di circa 24 mesi, attraverso un percorso terapeutico finalizzato ad una sempre maggiore autonomia e ad un pieno recupero. È uno spazio protetto in cui si utilizzano strumenti terapeutici informali (la vita comunitaria, il lavoro, il tempo libero) e formali (colloqui individuali, gruppi di psicoterapia, assemblee di comunità) come occasioni per promuovere riflessioni sulle esperienze personali e porre attenzione alle problematiche psicologiche profonde che hanno condotto all'uso di sostanze. Destinatari dell'intervento. Tossicodipendenti, con almeno 18 anni, di entrambi i sessi; tossicodipendenti con diagnosi multiple; tossicodipendenti sottoposti a misure alternative della detenzione. Descrizione del servizio. La Comunità Terapeutica di S. Severa (Roma) è collocata all'interno del paese e può ospitare 28 persone. Lo staff terapeutico, composto da psicologi, assistenti sociali e operatori di Comunità, è assistito e supervisionato da consulenti psichiatri. Vi si accede su richiesta dei Ser.T. del SSN (con cui è convenzionata) e dopo disintossicazione fisica. Prima dell’ammissione in Comunità Terapeutica è previsto un programma di accoglienza non residenziale o residenziale, in cui si sondano le motivazioni, si approfondiscono le problematiche sia individuali che familiari e si verifica la rispondenza fra queste ed il tipo di programma offerto. Dal momento dell’ingresso, l’utente è preso in carico da uno psicologo, con funzioni di "tutor", che lo seguirà individualmente fino alla fine del programma. Il programma è articolato in tre fasi, ben differenziate, che riproducono, simbolicamente, un cammino dalla dipendenza, all’autonomia, alla piena responsabilizzazione.Le attività terapeutiche comprendono:
- due assemblee socioterapeutiche settimanali, per la discussione delle le dinamiche interpersonali che si sviluppano nel contesto istituzionale;
- due sedute settimanali di psicoterapia di gruppo a conduzione analitica, per un approccio ed elaborazione delle problematiche psicologiche più profonde;
- colloqui psicoterapeutici individuali con il tutor con funzione di appoggio, mediazione ed integrazione tra la realtà individuale e tutta l’esperienza della Comunità Terapeutica;
- riunioni di fase come condivisione e approfondimento degli aspetti critici peculiari di ciascuna delle tre fasi del programma.
Ogni momento ed attività della Comunità contribuisce, tuttavia, alla creazione di un setting terapeutico ampio in quanto capace di riattivare esperienze interne e passate. La funzione di sostegno all’“Io”, propria della Comunità, si svolge stimolando ed incoraggiando gli utenti a riappropriarsi e a coltivare aspetti di competenza culturale, sociale e professionale trascurati o impoveriti. Sono stimolati i rapporti con l’esterno, la ripresa degli studi e si offrono occasioni di formazione professionale e di laboratori di lavoro. La C.T. svolge inoltre una funzione di garanzia e rassicurazione al momento della elaborazione della separazione, mantenendo attivi alcuni spazi terapeutici e utilizzando alloggi protetti fino allo svincolo definitivo
Con Atto dell’Ufficio del registro di Gioia del Colle (BA), il 26 marzo 1992,veniva costituito, a titolo gratuito, in favore dell’Ente Cooperate, il diritto d’uso del comprensorio agricolo di proprietà dell’Ente ecclesiastico Ospedale“Miulli”, sito in agro di Gioia del Colle alla via di Vecchia Matera, della superficie di 27 ettari, con all’interno nove unità immobiliari di tipo bifamiliare.
Dopo aver ristrutturato ed arredati i locali, il 18 dicembre 1993, venne inaugurata questa seconda comunità terapeutica.Fra le autorità presenti all’evento vanno ricordate: mons. Martino Scarafile,
vescovo di Castellaneta che benedì la struttura residenziale; l’onorevole Alberto Tedesco, assessore alla Sanità della Regione Puglia; la baronessa Ebba Tamm dalla Chiesa; il prof. Arnaldo Capelli, presidente del Consiglio del corso di laurea in medicina dell’Università Cattolica; il dott. Vincenzo De Filippis in in rappresentanza dell’Ordine dei medici di Bari; il dott. Patarino in rappresentanza
del comune di Gioia del Colle, la dott.ssa Stefania Longo Traina dell’Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS; il dott. Michele Lamparelli, responsabile del GOT BA/17; il dott. Damiano Ottomanelli, presidente del Volontariato.
In quell’occasione la Cooperate, rappresentata dal dott. Francesco Angelini, ringraziò anche a nome di tutti gli ospiti ed operatori della cooperativa: il vescovo diocesano mons. Tarcisio Pisani ed i suoi collaboratori (mons. Riccardo Ruotolo, dott. Giacomo Palombella, dott.Rocco Palmisano, avv.Daniele Chiarulli,don Mimmo Laddaga) per aver concesso in comodato gratuito le nove unità immobiliari di proprietà dell’ospedale regionale “Miulli” di Acquaviva delle Fonti,che, a fine 2005, ospiterà 45 ragazzi, distribuiti in 3 comunità psicoergoterapiche,con annesso centro di formazione
ed aggiornamento professionale per operatori di comunità; il prof. Adriano Bompiani, già ministro per gli Affari Sociali,che permise “concretamente” la realizzazione della sede operativa di Gioia del Colle e la struttura di Tolfa (RM) dedicata a Giancarlo Brasca; mons. Enzo Leuzzi, allora assistente spirituale degli studenti dell’Università Cattolica, per il ruolo insostituibile avuto in tutte le iniziative della Cooperate;la baronessa Ebba Tamm Dalla Chiesa, nota benefattrice della comunità; la dott.ssa Silvana Magnani, coordinatrice delle attività terapeutiche, la sig.ra Fosca Foschi,
direttore amministrativo della Cooperate, ed Angela Coletta, direttricedella Comunità e fondatrice, insieme al dott. Luigi Vaccaro, p. Ludovico Pesola ed altri soci, della prima comunità “Fratello Sole”; l’ing. Francesco Pollice, amministratore delegato della ICEI, che effettuò i lavori di ristrutturazione,anticipando le risorse economiche necessarie, ed il prof. Piero Masini, progettista
e direttore dei lavori; un volontario“estremamente riservato” che con la sua costanza, impegno e tempestività degli interventi effettuati ai diversi livelli istituzionali, unitamente alla sua professionalità di medico, ha reso possibile il concretizzarsi della realtà di Gioia del Colle e della sede operativa denominata “Giancarlo Brasca”, al quale va tutta la stima e gratitudine della Cooperate : il dott. Vincenzo De Filippis.
Nel 1999 viene aperto il Centro di Accoglienza ed orientamento. All’origine dell’iniziativa fu la ricerca effettuata, in collaborazione con l’AITAED, sui primi dodici anni di funzionamento della Co munità di Santa Severa. Essa aveva rilevato
che l’indice di ritenzione (definito dalla letteratura scientifica come la capacità della Comunità di trattenere gli ospiti nel programma durante i primi tre mesi, evitando abbandoni) è aumentato
nel tempo in proporzione al modificarsi del programma terapeutico e quindi alla graduale ristrutturazione della fase di accoglienza. Detto indice di ritenzione è, infatti, passato dal 47% del primo periodo all’attuale 78%.
Il lavoro d’accoglienza svolge, dunque,un’importante funzione di filtro per il lavoro comunitario.
La popolazione dei pazienti delle Comunità Cooperate negli ultimi cinque anni è divenuta gradualmente sempre più eterogenea, sia dal punto di vista anagrafico che da quello socioculturale
(profonde differenze di ceto sociale, livello culturale, esperienze lavorative, stato civile, provenienza, età); eterogeneità riscontrabile anche in adolescenti alla loro prima esperienza comunitaria e soggetti con ripetute esperienze di fallimento istituzionale precedente (altre CT, carcere, servizi psichiatrici di diagnosi e cura,case di cura private, collegi), o con complicate
situazioni penali e giudiziarie in atto, o provenienti da condizioni definibili come “barbonaggio”.
Sono, inoltre, sempre più frequenti le richieste d’inserimento che riguardano principalmente utenti definiti portatori di “doppia patologia” (termine sicuramente controverso ed ambiguo per indicare la coesistenza di disturbi psichiatrici e di abuso di sostanze). Tutto ciò comporta per gli operatori diverse difficoltà1. Instabilità, ambivalenza, discontinuità,quindi, dominano non solo il quadro psicopatologico,ma anche la situazione esistenziale,familiare ed il rapporto con i curanti. Questi non vanno collocati esclusivamente su un versante medico-clinico, né significano tout court mancanza di motivazione, di “compliance” al trattamento e quindi rifiuto della Comunità. Costituiscono spesso una lente di ingrandimento sulle difficoltà, sia del paziente sia della famiglia, di entrare in relazione con la Comunità e di reagire agli avvenimenti e al cambiamento. Il periodo di accoglienza-osservazione diventa allora un lungo percorso di avvicinamento fra comunità-paziente-famigliacuranti.In questi casi è insufficientemente contenitivo un approccio esclusivamente ambulatoriale che, per le sue caratteristichedi frammentarietà, rende difficile la costruzione di questo percorso, dando eccessivamente spazio a situazioni di acting, sia da parte della famiglie sia del paziente.Inoltre non permette di affrontare le difficoltà che questi pazienti hanno,nello scalaggio di sostanze stupefacenti,di poter calibrare l’utilizzo di psicofarmaci. In alcuni casi, gli psicofarmaci sono necessari per il proseguimento di un buon intervento psicoterapeutico.Tuttavia, è evidente che l’utilizzo in situazioni poco contenitive rischia di essere così massiccio ed invasivo o così strumentalizzato e manipolato, da rendere difficile un adeguato inserimento in tempi e ritmi comunitari e nel rapporto con il gruppo degli ospiti. È necessario, dunque, un lento, ma progressivo, adattamento delle terapie farmacologiche in ambito controllato. Il C.A.O. (Centro di accoglienza ed orientamento), in cinque anni di attività,ha effettivamente arricchito l’offerta terapeutica di Cooperate nel campo estremamente critico evidenziato dalla ricerca sull’esperienza della comunità di Santa Severa.
È una struttura d'osservazione,diagnosi ed orientamento, con un programma residenziale della durata massima
di tre mesi. Sono accettati, al momento dell'ingresso,anche pazienti intossicati che non siano in grado, per l'elevato livello di compromissione psicopatologica e/o psicosociale, di utilizzare efficacemente progetti di disintossicazione
ambulatoriale o semiresidenziale. La fase di disintossicazione è affiancata e seguita da un percorso di osservazione e diagnosi, finalizzato all'individuazione del progetto terapeutico più idoneo a rispondere alle esigenze dell'utente e
ad utilizzare le risorse reali attivabili in quel momento.
Destinatari dell'intervento.
Utenti che, oltre a richiedere un intervento di disintossicazione in ambiente protetto, necessitino di un periodo intensivo di osservazione e diagnosi o di assestare terapie psicofarmacologiche; utenti privi di un sostegno esterno che consenta loro di affrontare il periodo di accoglienza/orientamento mantenendo lo stato astinenza; utenti che, terminato il programma terapeutico in Comunità situate fuori della provincia, necessitino di un sostegno nell’affrontare il momento di distacco e reinserimento; utenti che, ricaduti dopo un programma terapeutico significativo, abbiano bisogno di uno spazio protetto, contenitivo, che li orienti verso la ripresa di un progetto terapeutico o verso il ritorno graduale, alle proprie attività riprogettando un adeguato sostegno;utenti provenienti direttamente dal carcere o in arresti domiciliari, che non abbiano potuto accedere ad un programma di accoglienza non residenziale; utenti per il quali c’è necessità di una terapia breve.
Descrizione del servizio.
Può ospitare 15persone, oltre i 18 anni, di entrambe i sessi. Lo staff è composto da due psicologi, un’assistente sociale, una sociologa a tempo pieno e da uno psichiatra a tempo parziale. Gli invii sono effettuati dai Ser.T. e da altri Centri residenziali o semiresidenziali pubblici o privati, che necessitano di una tale servizio. Dal momento della richiesta al momento dell’inserimento, è previsto solo il tempo necessario per predisporre l’intervento: colloquio conoscitivo ed informativo con l’utente e preparazione della documentazione necessaria (relazione psicosociale del Ser.T.,documentazione amministrativa e sanitaria).
La disintossicazione, impostata dal Ser.T. di provenienza, è attuata e monitorata dal Ser.T. di competenza della sede operativa. Il C.A.O. si configura quindi come una struttura di accoglienza nella quale, partendo dalle valutazioni
del Ser.T. di provenienza, sia possibile effettua- re una osservazione attiva, fondata sull’uso che il paziente fa degli spazi e dei luoghi reali e psichici della Comunità (la vita comunitaria,i gruppi educativi, i colloqui individuali, la
somministrazione di test). L’osservazione e la diagnosi psichiatrica rappresentano un approfondimento,a volte necessario, per appurare la copresenza di gravi disturbi della personalità e valutare o assestare l’utilizzo di terapie
psicofarmacologiche.

Il Ministro Adriano Bombiani: Professore Ordinario della Facoltà di Medicina dell'Università Cattolica

Prof. Arnaldo Capelli: Presidente del Corso di laurea in Medicina dell'Università Cattolica
Centro di Accoglienza e Orientamento (C.A.O.) - Gioia del Colle (Bari)

18 dicembre1993. Solenne apertura della Comunità Terapeutica di Gioia del Colle.
Da sinistra: mons. Martino Scarafile, vescovo di Castellaneta;
dott. Francesco Angelini, Presidente della Cooperate; avv. Daniele Chiarulli;
l’assessore regionale alla sanità Alberto Tedesco; il dott. Vincenzo De Filippis;
il prof. Arnaldo Capelli e la baronessa Ebba Tamm Dalla Chiesa
Sono, inoltre, sempre più frequenti le richieste d’inserimento che riguardano principalmente utenti definiti portatori di “doppia patologia” (termine sicuramente controverso ed ambiguo per indicare la coesistenza di disturbi psichiatrici e di abuso di sostanze). Tutto ciò comporta per gli operatori diverse difficoltà1. Instabilità, ambivalenza, discontinuità,quindi, dominano non solo il quadro psicopatologico,ma anche la situazione esistenziale,familiare ed il rapporto con i curanti. Questi non vanno collocati esclusivamente su un versante medico-clinico, né significano tout court mancanza di motivazione, di “compliance” al trattamento e quindi rifiuto della Comunità. Costituiscono spesso una lente di ingrandimento sulle difficoltà, sia del paziente sia della famiglia, di entrare in relazione con la Comunità e di reagire agli avvenimenti e al cambiamento. Il periodo di accoglienza-osservazione diventa allora un lungo percorso di avvicinamento fra comunità-paziente-famigliacuranti.In questi casi è insufficientemente contenitivo un approccio esclusivamente ambulatoriale che, per le sue caratteristichedi frammentarietà, rende difficile la costruzione di questo percorso, dando eccessivamente spazio a situazioni di acting, sia da parte della famiglie sia del paziente.Inoltre non permette di affrontare le difficoltà che questi pazienti hanno,nello scalaggio di sostanze stupefacenti,di poter calibrare l’utilizzo di psicofarmaci. In alcuni casi, gli psicofarmaci sono necessari per il proseguimento di un buon intervento psicoterapeutico.Tuttavia, è evidente che l’utilizzo in situazioni poco contenitive rischia di essere così massiccio ed invasivo o così strumentalizzato e manipolato, da rendere difficile un adeguato inserimento in tempi e ritmi comunitari e nel rapporto con il gruppo degli ospiti. È necessario, dunque, un lento, ma progressivo, adattamento delle terapie farmacologiche in ambito controllato. Il C.A.O. (Centro di accoglienza ed orientamento), in cinque anni di attività,ha effettivamente arricchito l’offerta terapeutica di Cooperate nel campo estremamente critico evidenziato dalla ricerca sull’esperienza della comunità di Santa Severa.
Struttura ed organizzazione del Centro di accoglienza e orientamento Tipologia del servizio.

I primi operatori: Larizza Nietta, Giordano Donata, Coletta Angela, Marinuzzi Chiara, Caserta Giulia,
Girardi Dario, Catto Giorgio, Pascarelli Stefania, Salatino Pasquale, Padre Luigi Colleoni
Destinatari dell'intervento.
Utenti che, oltre a richiedere un intervento di disintossicazione in ambiente protetto, necessitino di un periodo intensivo di osservazione e diagnosi o di assestare terapie psicofarmacologiche; utenti privi di un sostegno esterno che consenta loro di affrontare il periodo di accoglienza/orientamento mantenendo lo stato astinenza; utenti che, terminato il programma terapeutico in Comunità situate fuori della provincia, necessitino di un sostegno nell’affrontare il momento di distacco e reinserimento; utenti che, ricaduti dopo un programma terapeutico significativo, abbiano bisogno di uno spazio protetto, contenitivo, che li orienti verso la ripresa di un progetto terapeutico o verso il ritorno graduale, alle proprie attività riprogettando un adeguato sostegno;utenti provenienti direttamente dal carcere o in arresti domiciliari, che non abbiano potuto accedere ad un programma di accoglienza non residenziale; utenti per il quali c’è necessità di una terapia breve.
Descrizione del servizio.

Il viale interno della Comunità “Fratello Sole”
La natura del territorio della Asl Roma 4 (ex RMF) ha da sempre reso diffcile
l’accessibilità dei servizi per le tossicodipendenze. Ciò richiede all’utenza bisognosa di
aiuto un discreto livello di autonomia, un’elevata spinta motivazionale ed una rete sociale
adeguata, caratteristiche queste spesso assenti in situazioni patologiche più complesse.
Da qui è nata l’esigenza nel 2000 di partecipare ai bandi finanziati dal Fondo Nazionale
Lotta alla Droga (DPR 309/90) che hanno mantenuto in vita il servizio fino ad oggi.
Nasce a S. Severa Nord (Tolfa) il primo progetto di Centro Diurno a bassa soglia della COOPERATE denominato “Il Picchio”, in parternariato con la ASL RMF, l’associazione “Il Ponte” Centro di Solidarietà di Civitavecchia, la cooperativa “Athos Tech” di Bracciano.
Nel triennio di finanziamento l’esperienza degli operatori è stata focalizzata sulla comprensione del fenomeno della tossicodipendenza nei distretti ASL limitrofi, sull’avvio di canali di comunicazione e cooperazione con le realtà socio-sanitarie del territorio, sulla pianificazione di protocolli d’azione fondati sui bisogni dell’utenza tossicodipendente. Progressivamente aumenta la consapevolezza della necessità di operare ad un livello diverso poiché l’utenza presenta caratteristiche molto precise: non la soddisfazione di bisogni primari di accudimento o esclusivamente riduzione del danno, piuttosto la richiesta di uno spazio di ascolto professionale, di apprendimento di nuove competenze e gestione della cura di sè su vari livelli, condivisione con il gruppo di pari dell’esperienza personale.
Nel 2005 il Centro diventa a media soglia, viene denominato “FEBO” e mantiene il partenariato con la ASL RMF, l’associazione “Il Ponte” Centro di Solidarietà di Civitavecchia, la cooperativa “Athos Tech” di Bracciano. Le attività educative e di laboratorio sviluppano una più ampia offerta formativa e gli interventi clinici diventano sempre più rispondenti ai bisogni dell’utenza segnalata dal servizio pubblico.
Nel 2009 il Centro FEBO si trasferisce a Bracciano (nella sede dove è tuttora), per consentire un più agevole raggiungimento con i mezzi pubblici e una più ravvicinata collaborazione con il Serd di Bracciano. Questo ha consentito all’equipe del Centro di interfacciarsi in modo sistematico in particolare con lo staff del Servizio per le Dipendenze e in secondo luogo di avviare collaborazioni per la realizzazione di buone pratiche anche con i servizi sociali e i dipartimenti di Salute Mentale.
Nel 2013 il progetto si trasforma in Centro specialistico semiresidenziale per il trattamento di pazienti con psicopatologie, mantenendo il partenariato con la ASL RMF,e l’associazione “Il Ponte” Centro di Solidarietà di Civitavecchia. L’obiettivo è stato quello di creare una struttura semiresidenziale in grado di fornire sostegno e cura ai pazienti con problemi di dipendenza e con concomitante disturbo di personalità. Il programma terapeutico viene articolato in 4 fasi terapeutiche integrando tre aree di intervento: un’area terapeutico-psicologica, un’area educativo-riabilitativa e un’area di orientamento e reinserimento lavorativo. Vengono diversificate le attività laboratoriali offerte e il progetto diviene sempre più individualizzato tenendo conto delle esigenze dei singoli pazienti.
Dal 2013 al 2016 è anche offerto all’interno del Centro uno spazio specifico per il GAP, ossia uno spazio per fornire consulenza psicologica e/o sociale per le dipendenze da gioco e un numero verde dedicato a chi desidera informazioni o ha problemi di ludopatia.
Dal 2016 il progetto viene gestito esclusivamente dalla Cooperate in parternariato con la ASL Roma4.
Attualmente il progetto sta completando le pratiche per essere accreditato come Servizio Specialistico Semiresidenziale Doppia diagnosi per la Regione Lazio.
Nasce a S. Severa Nord (Tolfa) il primo progetto di Centro Diurno a bassa soglia della COOPERATE denominato “Il Picchio”, in parternariato con la ASL RMF, l’associazione “Il Ponte” Centro di Solidarietà di Civitavecchia, la cooperativa “Athos Tech” di Bracciano.
Nel triennio di finanziamento l’esperienza degli operatori è stata focalizzata sulla comprensione del fenomeno della tossicodipendenza nei distretti ASL limitrofi, sull’avvio di canali di comunicazione e cooperazione con le realtà socio-sanitarie del territorio, sulla pianificazione di protocolli d’azione fondati sui bisogni dell’utenza tossicodipendente. Progressivamente aumenta la consapevolezza della necessità di operare ad un livello diverso poiché l’utenza presenta caratteristiche molto precise: non la soddisfazione di bisogni primari di accudimento o esclusivamente riduzione del danno, piuttosto la richiesta di uno spazio di ascolto professionale, di apprendimento di nuove competenze e gestione della cura di sè su vari livelli, condivisione con il gruppo di pari dell’esperienza personale.
Nel 2005 il Centro diventa a media soglia, viene denominato “FEBO” e mantiene il partenariato con la ASL RMF, l’associazione “Il Ponte” Centro di Solidarietà di Civitavecchia, la cooperativa “Athos Tech” di Bracciano. Le attività educative e di laboratorio sviluppano una più ampia offerta formativa e gli interventi clinici diventano sempre più rispondenti ai bisogni dell’utenza segnalata dal servizio pubblico.
Nel 2009 il Centro FEBO si trasferisce a Bracciano (nella sede dove è tuttora), per consentire un più agevole raggiungimento con i mezzi pubblici e una più ravvicinata collaborazione con il Serd di Bracciano. Questo ha consentito all’equipe del Centro di interfacciarsi in modo sistematico in particolare con lo staff del Servizio per le Dipendenze e in secondo luogo di avviare collaborazioni per la realizzazione di buone pratiche anche con i servizi sociali e i dipartimenti di Salute Mentale.
Nel 2013 il progetto si trasforma in Centro specialistico semiresidenziale per il trattamento di pazienti con psicopatologie, mantenendo il partenariato con la ASL RMF,e l’associazione “Il Ponte” Centro di Solidarietà di Civitavecchia. L’obiettivo è stato quello di creare una struttura semiresidenziale in grado di fornire sostegno e cura ai pazienti con problemi di dipendenza e con concomitante disturbo di personalità. Il programma terapeutico viene articolato in 4 fasi terapeutiche integrando tre aree di intervento: un’area terapeutico-psicologica, un’area educativo-riabilitativa e un’area di orientamento e reinserimento lavorativo. Vengono diversificate le attività laboratoriali offerte e il progetto diviene sempre più individualizzato tenendo conto delle esigenze dei singoli pazienti.
Dal 2013 al 2016 è anche offerto all’interno del Centro uno spazio specifico per il GAP, ossia uno spazio per fornire consulenza psicologica e/o sociale per le dipendenze da gioco e un numero verde dedicato a chi desidera informazioni o ha problemi di ludopatia.
Dal 2016 il progetto viene gestito esclusivamente dalla Cooperate in parternariato con la ASL Roma4.
Attualmente il progetto sta completando le pratiche per essere accreditato come Servizio Specialistico Semiresidenziale Doppia diagnosi per la Regione Lazio.
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